Le pietre dello scandalo
Non sono presenti in tutte le città, né in tutte le nazioni d’Europa.
Non tutti “ci inciampano”
Non tutti scelgono di ricordare.
La parola inciampo, del resto, è collegata a un’idea di ostacolo, anche mentale, che ci costringe a fermarci e ci fa pensare.
Le pietre d’inciampo sono molto più che inutili sassi fastidiosi.
Sono libri di storia, portali magici: ci fanno tornare nel passato, ricordare e ragionare su tutto ciò che è accaduto più di settanta anni fa…
Nascono da un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig e vengono utilizzate per depositare nel terreno cittadino d’ Europa il ricordo di persone che ormai non hanno più voce.
Sono blocchi di pietra ricoperti da piastre d’ottone, sui quali si trovano incisi il nome, l’anno di nascita, la data e il luogo di deportazione, l’anno di morte, se conosciuto, di alcune vittime della Shoah.
Generalmente vengono depositate davanti alla porta della casa della vittima o nel luogo in cui fu fatta prigioniera.
L’iniziativa è partita dalla città di Colonia nel 1992 e all’inizio del 2019 sono state “impiantate” più di 71.000 pietre, soprattutto in Germania. Berlino è la prima città per numero di pietre d’inciampo (sono più di 8000). Seguono Amburgo e Colonia con quasi 3000 installazioni. Sono stati depositati “ostacoli” anche in Svizzera, Olanda, Belgio, Repubblica Ceca, Austria e Italia; a Roma, Torino e Milano ce ne sono molte.
Un piccolo gesto, quello di Gunter Deming, ha creato un mosaico di memoria. Le pietre d’inciampo sono segni, monumenti, stimoli per la coscienza collettiva. Ci spingono a riflettere su quanto sia importante ricordarsi di ricordare e su quanto sia facile in ogni epoca, smettere di “riconoscere l’uomo che è in ogni uomo” senza troppo scandalizzarsi, rinunciando alla comune umanità.
Gli alunni della 1^ A del Liceo scientifico
Passaggi di testimone
Ogni anno, il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, una ricorrenza internazionale per ricordare le vittime dell’Olocausto, designata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 1 novembre del 2005.
Il 27 gennaio del 1945, infatti, le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nell’offensiva Vistola-Oder, aprirono le porte di Auschwitz, liberando i superstiti e rivelando chiaramente al mondo l’orrore del genocidio nazista.
La Giornata della Memoria non serve solo a ricordare che la negazione del diverso può avere conseguenze terribili, ma anche a riflettere sulle tante forme di discriminazione presenti ancora oggi che, studiando il passato e la storia, possiamo combattere.
Finora i testimoni diretti della Shoah hanno svolto un compito gravoso: quello di trasmettere la memoria di un evento difficile da raccontare, ma che ci riguarda.
Quando resteremo soli saremo capaci di gestire il ricordo dell’orrore e di ricercare le cause dell’odio senza banalizzare? Subentra il nostro lavoro e si apre una sfida: farci testimoni per le generazioni future.
Nel frattempo una voce della Shoah, Liliana Segre, è stata omaggiata anche dalla scienza: nel Catasto astronomico internazionale ad un asteroide appena scoperto si è deciso di assegnare il numero 75190, lo stesso con cui la Senatrice venne tatuata al suo arrivo nel campo di concentramento e sterminio di Auschwitz.
Alice Loconte e Maria Silvestri, 1^A Liceo linguistico
Di seguito il link per visualizzare il video “De te fabula narratur” realizzato da Alice Loconte e Maria Silvestri della 1^A del Liceo linguistico: https://tinyurl.com/4fgduf2j